Pontecorvo deve il suo nome al "Pons curvus" sul fiume Liri, ma forse anche al simbolo benedettino del corvo, nel periodo di soggezione a Montecassino. Ipotesi quest'ultima avvalorata dal civico stemma raffigurante un ponte curvo sormontato da un corvo. Le origini della città risalgono al IX secolo, quando il gastaldo di Aquino Rodoaldo fece costruire a ridosso del ponte, su uno scoglio roccioso, il castello con cinta muraria e torre (attualmente torre campanaria della Cattedrale di S. Bartolomeo, edificata proprio sui ruderi dell'originario castello feudale). Dal 1463 Pontecorvo costituì una "enclave" pontificia nel territorio del Regno di Napoli, divenendo nel 1805 principato napoleonico con Bernadotte. Tornò, con la restaurazione, alla Santa Sede, fino al 1860. Nella Basilica di S. Bartolomeo si conservano preziosi affreschi che alcuni critici attribuiscono al Cavalier d'Arpino (1568-1640) altri al Mazzaroppi (15501620), preziose tele del sec. X e XVII e un museo di parati e suppellettili sacri del sec. XVII e XVIII. Accanto alle tradizionali coltivazioni dei peperoni, dei fagioli di S.Oliva , dell'uva, nel periodo francese fu introdotta a Pontecorvo la coltivazione del "tabacco moro". Testimonia l'operosità dei pontecorvesi l'ultra secolare lavorazione di oggetti in terracotta ed in particolare delle "cannate" (anfore con due manici con beccuccio per bere), tutte cotte al sole, tecnica pressoché unica in Italia. Dalla distruzione della guerra si è salvato il borgo di S. Stefano con la tipica porta medioevale e la chiesa medioevale di S. Giovannello.
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